I NEET: strategie per la lotta alla povertà educativa
- 20 Aprile 2022
- Pubblicato da: SEMI
- Categoria: News


Cosa significa NEET? Chi sono i NEET?
Per dare una risposta a queste domande partiamo dall’analisi del termine.
Secondo la definizione del dizionario Treccani, NEET è la sigla di Not in education, employment or training, indicatore con il quale si identifica la quota di popolazione di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non è né occupata, né inserita in un percorso di istruzione o di formazione. Il riferimento è a qualsiasi tipo di educazione scolastica o universitaria e a qualsiasi genere di processo formativo: corsi professionali regionali o di altro tipo (tirocini, stage, ecc.), attività educative quali seminari, conferenze, lezioni private, corsi di lingua, di informatica e così via.
Dunque, se dapprima il termine “NEET” nasce come un indicatore per misurare la povertà educativa e la disoccupazione giovanile di un paese o di singole zone, sfocia conseguentemente in un vero e proprio fenomeno sociale, cioè nella descrizione appunto di giovani non occupati e non inseriti in alcun processo formativo formale e informale e della loro condizione psicologica e sociale di dis-orientamento e confusione.
Secondo i dati del Rapporto Annuale del 2021 dell’ISTAT (istituto Nazionale di Statistica), “la condizione di NEET riguarda circa l’11 per cento dei giovani tra i 15 e i 19 anni, ancora in larga maggioranza all’interno del sistema dell’istruzione e formazione.
L’incidenza dei NEET aumenta con l’età e, nell’ultimo anno, il fenomeno è cresciuto particolarmente per la classe 25-29 anni (31,5 per cento, +1,8 punti). A livello territoriale, nel Mezzogiorno l’incidenza è doppia rispetto al Nord (32,6 per cento e 16,8 per cento rispettivamente) e molto più alta anche rispetto a quella del Centro (19,9 per cento).
Per spiegare l’aumento di questi dati bisogna sicuramente prendere in considerazione e analizzare altri fattori che possono contribuire a far salire i valori. Rimanendo sul tema dell’istruzione e della formazione, bisogna considerare il tasso di dispersione e di evasione scolastica. Il tasso di abbandono scolastico in Italia, stando ai dati forniti dall’ultimo rapporto Eurostat è ancora pari al 13,8%. L’Italia si piazza agli ultimi posti della classifica europea.
Il tema della dispersione scolastica si inserisce inoltre, in un più vasto fenomeno di dispersione delle risorse dei giovani uomini e delle giovani donne nel processo di crescita, ed è all’origine sia di vistosi fenomeni di abbandono scolastico sia di un ben più diffuso fenomeno di difficoltà educativa nella relazione tra giovani generazioni e mondo adulto.
Il diritto alla scuola non può essere un diritto formale, ma un diritto esigibile, esiste solo se si realizza praticamente: la frequenza scolastica deve essere garantita attraverso opportune strategie che favoriscono la partecipazione anche di quelli poco motivati e che vivono forti disagi. Contro la dispersione scolastica l’unica strada è andare là dove i giovani stanno con la mente e con il cuore, assumere il loro disagio esistenziale e sociale come l’unica materia prima con cui edificare il proprio progetto di vita.
Tra i giovani il disagio esistenziale acuto è ormai un fenomeno che oltrepassa i limiti delle classi sociali ed il “normale” disagio della civiltà che è comune a tutti gli uomini che vivono la propria esistenza cercando un significato.
Scrive Alessandro Rosina professore ordinario di Demografia e Statistica sociale nella Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano: «Spostare le nuove generazioni dalla difesa all’attacco, ovvero dalla condizione di soggetti da proteggere a quella di cittadini attivi nel conquistare un futuro di miglior benessere, significa imboccare un sentiero virtuoso di crescita che produce ricadute positive per tutti.[…] Nel 2010 il tasso di NEET è stato adottato dall’Unione Europea come principale indicatore dello spreco delle energie e intelligenze delle nuove generazioni di un territorio.Ne è seguito un decennio di ricerche specifiche, confronti pubblici dedicati, esperienze e politiche mirate, che possono essere considerate base di un patrimonio utile per iniziative e progetti che vogliano riconvertire i giovani in risorsa positiva per i processi di produzione di benessere del territorio in cui vivono. I giovani rischiano di trovarsi abbandonati a se stessi e all’aiuto delle famiglie, con alto rischio di disorientamento e di perdersi nel percorso di transizione scuola-lavoro. La conseguenza è un grande spreco di potenzialità, una dissipazione del capitale umano, un’allocazione non ottimale delle risorse nel mercato del lavoro. Per uscire da questa spirale negativa – che rischia di accentuarsi ulteriormente con l’impatto dell’emergenza sanitaria – è necessario investire in modo solido su coerenti politiche attivanti e abilitanti, partendo dalla formazione e facendo tornare la scuola uno strumento che favorisce il riscatto e la mobilità sociale».
Le politiche di maggior successo nei confronti dell’attivazione dei giovani anche quelli più disorientati e con competenze carenti sono quelle in grado di far leva su loro interessi, sensibilità e desideri, non quelle che li identificano come categoria svantaggiata o emergenza sociale. Vanno incoraggiati a considerarsi come persone con potenziale e talenti, da far emergere superando limiti e fragilità di partenza. Hanno spesso gran bisogno di esperienze positive che rafforzino l’idea di essere soggetti attivi nella costruzione del proprio futuro in un contesto sociale che essi stessi contribuiscono a migliorare (con le proprie idee, la propria creatività, il proprio impegno). Lo stesso termine NEET va usato per identificare una condizione oggettiva, non deve diventare un giudizio soggettivo incollato al giovane che lo rinchiude nello spazio della difesa e della diffidenza.
Il progetto SEMI. (Social Empowerment Makes Innovation), nato grazie alla collaborazione di più associazioni di terzo settore e quindi di più realtà impegnate in diversi ambiti, mira proprio alla lotta alla povertà educativa, alla dispersione e/o all’abbandono scolastico e dunque alla riduzione dei NEET, puntando sulla valorizzazione di giovani ragazze e ragazzi, grazie all’attivazione di un’ampia offerta di corsi di formazione, corsi di lingua e attività formative mirate proprio alla creazione di circoli virtuosi e buone pratiche in campo educativo, sociale, artistico e culturale.
(1) https://www.treccani.it/enciclopedia/neet_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/
(2) Cfr. Rapporto Annuale 2021 ISTAT
(3) Cfr. Rapporto Eurostat. Scheda tematica per il semestre europeo. L’abbandono scolastico.
(4) http://www.maestridistrada.it/associazione/scenario
(5) http://www.vita.it/it/article/2020/07/06/neet-gli-11-errori-da-non-fare/156108/
(6) Ibidem